Grandi opportunità si aprono per le nostre aziende nei rapporti con la Cina e, in particolare, con la visita di oggi del premier cinese Wen Jiabao a Roma. Gli accordi che vengono firmati sono ben diciassette, dieci dei quali squisitamente economici. Sono tre le occasioni di confronto del premier cinese con Berlusconi: a Palazzo Chigi, quindi a Villa Madama, infine al Teatro dell’Opera. A riprova di un rapporto amicale che si è sviluppato nel corso di molti anni. E a testimonianza dell’esperienza di leadership a livello internazionale accumulata da Berlusconi in sedici anni.
L’obiettivo di fondo della visita di oggi è, da parte italiana, il riequilibrio del disavanzo delle partite commerciali. C’è infatti un deficit strutturale a sfavore di Roma che ha portato, nei primi otto mesi del 2010, a un passivo nei confronti della Cina di 11,6 miliardi di euro, pari circa l’80 per cento del disavanzo commerciale globale dell’Italia. Riuscire a compensarlo non sarà facile. Ma lo strumento è stato individuato, messo a punto e oggi annunciato. È un Piano di Azione triennale che prevede una serie di iniziative e impegni.
Piano di azione triennale
Il mercato cinese si apre oggi un po’ di più alle aziende italiane. Le grandi industrie pubbliche del gigante asiatico rappresentano una ghiotta chance per nostre molte imprese nei comparti aeronautico, della meccanica e della tecnologia dell’ambiente, ma anche l’agricoltura è potenzialmente un altro settore di collaborazione intensa tra due Paesi che nascono con vocazione agricola. L’Italia poi potrebbe costituire sempre di più una porta d’accesso all’Europa, una “piattaforma logistica” privilegiata per i prodotti cinesi che devono raggiungere nel modo più rapido i mercati europei. L’obiettivo complessivo è quello di raggiungere 80 miliardi di dollari di interscambio fra i due Paesi entro il 2015. Gli accordi commerciali che oggi saranno firmati rappresentano da soli un valore di 2.25 miliardi di euro.
Cooperazione ambientale
Questa è la sostanza dell’appuntamento odierno. Ma ci sono diversi aspetti specifici delle relazioni tra Italia e Cina nel confronto che vi sarà con la platea di imprenditori a Villa Madama. Uno dei settori principali è quello della cooperazione “ambientale” che include l’efficienza energetica, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, l’edilizia eco-efficiente, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Altri accordi riguardano la collaborazione nel settore della giustizia e della sicurezza. E ci sono, infine, i temi di interesse internazionale.
La Cina è un gigante, protagonista ormai in tutti i dossier ancora aperti, dalla questione nucleare con l’Iran al contrasto ai cambiamenti climatici, dalla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite alle relazioni internazionali per blocchi (Cina-Unione Europea). E, ancora, nel Sud-Est asiatico (Birmania e Corea) e in Afghanistan.
Più investimenti della Cina in Italia
Un elemento di contrasto che dovrà essere smussato è l’esistenza di barriere non tariffarie che ancora rappresentano una limitazione all’accesso di esportazioni e investimenti italiani nel mercato cinese. Bisogna che queste barriere siano ridotte o in qualche caso eliminate. In cambio, la Cina potrebbe investire di più in Italia soprattutto nel settore della logistica, potenziando i corridoi ionico-adriatico e tirrenico. Saranno i fatti a dare corpo all’amicizia che c’è tra i leader.
A vantaggio della nostra economia
Tra Italia e Cina non solo business ma anche un rafforzamento dei rapporti bilaterali. Quelli istituzionali riguardano soprattutto Giustizia, Istruzione, Cultura. Nel senso che è stato siglato un Trattato sull’estradizione ed uno sull’assistenza penale. Per quanto riguarda l’Istruzione, è stato condiviso un programma di collaborazione fra i due ministeri interessati. Mentre per la Cultura è stato firmata un’intesa di cooperazione per la promozione del patrimonio culturale cinese. E non a caso, quest’anno in Italia si celebra “l’Anno della Cina”, a celebrazione del 40° anniversario delle relazioni bilaterali che coincide con il 400° anniversario della morte di Padre Matteo Ricci, il religioso marchigiano che visse a lungo in Cina.
Green Economy
Ma è soprattutto la componente economica a caratterizzare questa missione del primo ministro di Pechino a Roma. Nella sostanza, la Cina ha scelto l’Italia come partner per lo sviluppo della green economy. Non a caso, buona parte dei contratti commerciali siglati con le aziende italiane hanno proprio la difesa ambientale quale comune denominatore. Quasi la metà del totale degli accordi viene assorbito da un duplice accordo per la creazione di una centrale fotovoltaica solare e per lo studio e l’approfondimento di altri progetti solari. Molta attenzione viene poi dedicata ai piani di depurazione delle acque; ed un accordo in tal senso assorbe quasi il 25% dell’ammontare complessivo. La parte restante è destinata ad intese nel campo delle telecomunicazioni, soprattutto in termini di trasmissione dati. Ed a riguardo è stato raggiunta un’intesa anche fra i rispettivi ministeri dello Sviluppo economico.
La scelta di dare una “cornice verde” alla missione economica cinese in Italia si inserisce nella scia tracciata dal governo italiano durante il G-8 dell’Aquila. In quell’occasione fu la prima volta che la Cina assunse – a grandi linee – una forma di impegno a correggere la tendenza che la fa essere il più importante produttore mondiale di anidride carbonica. E la circostanza che gli accordi commerciali raggiunti con l’Italia siano tutti improntati alla difesa dell’ambiente (raggiunta anche un’intesa fra i ministeri delle Infrastrutture sul trasporto sostenibile) fa diventare il nostro governo e le nostre imprese interlocutori principali di questo disegno. Con enormi potenzialità proprio nel settore di quella green economy che sembra destinata ad essere uno dei pochi settori appena sfiorati dalla crisi. E nel quale le imprese italiane sono all’avanguardia a livello mondiale; al punto da essere state scelte dal governo cinese.